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Aumentare il Risparmio Previdenziale? Questione di Testa e di spinte gentili

Matteo Spairani, consulente finanziario

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Cambiamo il modo di pensare alla previdenza. Più che una questione di testa, possiamo parlare di mente. Come la finanza comportamentale può aiutarci nel valorizzare il risparmio previdenziale.

Siamo tutti più o meno consapevoli che la Previdenza Pubblica non sarà in grado di mantenere il nostro tenore di vita (e questo assunto vale tanto più ci affacciamo ad una platea di giovani lavoratori), ma nonostante lo sforzo per informare ed “educare” le nuove generazioni a questa tematica sia sempre più marcato, continuiamo a registrare una certa riluttanza a “pensare” e decidere in ottica previdenziale.

La longevità è una conquista che va gestita

I progressi nel campo medico ed un generale miglioramento dello stile di vita, stanno rapidamente incrementando le nostre aspettative di sopravvivenza. Nei prossimi 40 anni la vita media dovrebbe allungarsi di almeno 5 anni, per entrambi i generi, portando l’aspettativa per gli uomini a 86 anni e 90 per le donne. La notizia è certamente positiva, è segnale di progresso, ma da un punto di vista previdenziale è un elemento di ulteriore criticità. Nell’occuparci di condurre una vecchiaia serena ed in salute, dovremmo decidere per tempo (ora) come fare in modo che i nostri risparmi “sopravvivano” alla nostra longevità.

Come si diceva sopra, è soprattutto una questione di testa: sono proprio fattori comportamentali che influenzano il percorso decisionale verso il risparmio previdenziale.

Primo scoglio comportamentale: ritardare la decisione

Il primo scoglio è la tendenza a procrastinare le decisioni, ossia ritardare l’avvio del proprio programma pensionistico. Soprattutto quando sono decisioni importanti e spesso ci troviamo in assenza di una quantità sufficiente di informazioni per aiutarci nella decisione, tendiamo a non compiere lo sforzo di reperirle e pertanto rimandiamo la decisione. Quando poi scatta l’emergenza, ossia raggiungiamo un livello tale per cui è necessario (perché urgente) decidere, ripieghiamo sulla prima opzione che ci pare abbastanza ragionevole. È un po’ nella natura umana, soprattutto quando serve anche un po’ di “fatica mentale” nel reperire ed elaborare le informazioni necessarie ad impostare il proprio percorso di risparmio previdenziale.

Consulente finanziario che consiglia un piano di risparmio previdenziale

In questo caso il supporto di un Consulente Finanziario può facilitarci nella sintesi delle varie opzioni e guidarci nel confrontare le soluzioni possibili.

Recentemente ho parlato con una persona che mi ha chiesto alcuni chiarimenti: si era resa conto che alla sua età, era necessario iniziare a fare qualcosa per la propria previdenza. Benissimo, meglio tardi che mai. Abbiamo valutato in prima analisi la soluzione del Fondo Pensione Negoziale proposto ai lavoratori aderenti al contratto collettivo nazionale di cui anche lui fa parte. Si è interfacciato con la propria struttura amministrativa perché voleva approfondire alcuni aspetti. Il quadro che si è trovato davanti: azienda sanitaria con oltre 3.000 dipendenti sul territorio, adesioni al FPN inferiori a 50 unità. Motivo principale: nessuno ne sa niente, se nessuno aderisce vuol dire che non funziona, tanto c’è tempo per pensarci, quindi lascia perdere.

I giovani, che hanno dalla loro il tempo a disposizione per pianificare, faticano a mettere a fuoco l’obiettivo previdenziale. Legittimamente sonno concentrati sulla casa, sull’auto, sul mettere su famiglia, sul valorizzare il proprio ruolo/incarico professionale, ed è corretto che sia così. Dentro questo bouquet di eventi ed obiettivi, può trovare spazio il punto di inizio, la bandierina (come molti la chiamano) con cui si dà il via al proprio risparmio previdenziale.

Secondo scoglio comportamentale: tempo e risultati sono alleati, non concorrenti

Molto spesso non riusciamo a comprendere che è soprattutto grazie al tempo che si ottengono i risultati migliori e questo assunto è aureo quando parliamo di previdenza complementare, dove l’orizzonte temporale che ci accompagna verso il nostro obiettivo, mediamente è ultraventennale per non dire trentennale. Abbiamo una innata avversione alle perdite quando l’obiettivo è importante, ma al tempo stesso cadiamo nel fascino, nella tentazione, nella “promessa” dei soldi facili realizzati in pochissimo tempo (inconsapevoli dei rischi che si stanno correndo). E così capita sempre più spesso di vedere situazioni in cui “il fondo pensione no, perché guadagno di più comprando direttamente titoli”. Può anche essere, non pongo limiti né alla provvidenza, né alle capacità di trader professionista che ognuno di noi ha nel suo bagaglio, però…   E così il risparmio previdenziale è percepito come un costo, una sottrazione di risorse che potrebbero essere impiegate nel tempo corrente per operazioni maggiormente profittevoli.

Programmazione piano previdenziale

Oppure mi trovo con persone che stanno accumulando risparmi in ottica previdenziale, con un obiettivo temporale a 20 anni, ed hanno il 100% della posizione sulla Linea Prudente, totalmente avversi anche alla minima quota di azionario, perché “su questi soldi non ci si può permettere di essere in balia del mercato”. Scelta anche questa legittima, ma qualsiasi operatore sa quanto sia clamorosamente dannosa ai fini del risultato finale. Basterebbe, avvalendosi di un consulente finanziario, programmare una corretta manutenzione e ribilanciamento del proprio piano previdenziale in funzione soprattutto del ciclo di vita dell’individuo e dell’avvicinamento all’età della pensione.

Se abbiamo il tempo dalla nostra parte, con delle buone scelte sul piano previdenziale e sulla sua allocazione, otterremo certamente risultati.

Terzo scoglio comportamentale: saper esercitare il potere delle buone abitudini

Qui siamo davanti all’eterna sfida tra razionalità (o disciplina) ed emotività.

Se riusciamo a decidere di avviarlo e se riusciamo a partire con il nostro piano, arrivati fin qui dobbiamo solo dare un valore alla noia… la noia di seguire in modo disciplinato il nostro programma, senza cedere all’emotività di voler gestire il nostro programma come se fosse un investimento finanziario di breve termine. Una buona abitudine sarà quella di riuscire con costanza ad alimentare anno dopo anno il nostro piano con dei nuovi versamenti.

Pianificare nel tempo il risparmio previdenziale

Risparmiare è un esercizio di disciplina, soprattutto quando il sacrificio che sto affrontando oggi con questo risparmio (mancato acquisto di un bene o di un servizio), viene traslato su un progetto a lunghissima scadenza, di cui trarrò i frutti tra molti anni. Occorre la consapevolezza di quanto sia importante la nostra scelta e quanto sia altrettanto importante tenervi fede, affinché il nostro programma sia sempre alimentato e permetta di trarre i massimi vantaggi nel lungo periodo. Far sì che diventi un’abitudine nel tempo è certamente il metodo più leggero (meno coercitivo) per rendere automatiche e quindi non gravose, le nostre azioni con finalità previdenziali.

La finanza comportamentale spesso si è dedicata ai temi previdenziali, proprio perché richiede un percorso decisionale ed un impegno costante nel tempo per raccogliere risultati nel lungo termine. E mi sembra carino ricordare in queste righe uno dei padri di questa disciplina, Daniel Kahneman, scomparso da pochissimi giorni. Il primo psicologo a vincere nel 2002 il premio Noble per l’economia.

Il suo contributo ha preparato il terreno per un altro psicologo, che nel 2017 vinse anch’egli il Nobel per l’Economia, Richard Thaler.  Una delle sue pubblicazioni di maggior successo è “Nudge”, ossia la spinta gentile.

I principi della “spinta gentile” sono stati applicati in campo previdenziale, ottenendo un successo oltre le aspettative. Sostanzialmente sono stati “aggirati” gli scogli comportamentali di cui ho parlato prima, attraverso un programma chiamato SMarT (Save More Tomorrow), avviato negli USA ad inizio anni 2000.

Il programma è semplice quanto efficace e si basa su 2 principi:

  1. I lavoratori vengono iscritti automaticamente ad un piano previdenziale. Possono anche decidere di non aderire, semplicemente devono compilare un modulo in cui chiedono di non essere iscritti. Il risultato ottenuto sono stati tassi di adesione altissimi perché l’opzione di default è l’iscrizione, quindi si supera la pigrizia, l’inerzia tipica dell’uomo. L’azione “faticosa” diventa compilare il modulo per non aderire al programma e non quella di compilare l’adesione.
  2. I versamenti automatici, che vengono trattenuti in busta paga, aumentano proporzionalmente al crescere del reddito del lavoratore. Questo “trucco” permette al lavoratore di sentirsi appagato quando riceve un accredito superiore derivante dall’aumento di stipendio, ma al tempo stesso più o meno consapevolmente aumenta il suo montante contributivo nel piano previdenziale, allineandolo al miglioramento della sua retribuzione.

Il successo della spinta gentile negli USA è stato notevole.

Qui in Italia la situazione è decisamente differente, tale per cui un programma di questa portata non è attuabile tranchant, ma tutti gli attori in gioco, attraverso l’informazione e la cultura previdenziale, possono contribuire con una spinta gentile e aggiungo “consapevole” a sensibilizzare i giovani (e non solo loro) verso il risparmio previdenziale.

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