Il trasferimento della ricchezza tra generazioni è sempre una tematica delicata e va trattata con la necessaria sensibilità. Vediamo e valutiamo insieme alcune possibili strade da percorrere.
Donazione vs Prestito Infruttifero
Il trasferimento dei beni da una generazione all’altra è stato storicamente, oltre che un naturale passaggio di vita, anche la modalità utilizzata dai genitori per aiutare i figli ad avviare o stabilizzare il loro percorso professionale e familiare.
L’aumento dell’aspettativa di vita però sta spostando continuamente in avanti il tempo di questo trasferimento, tanto che con una frequenza in continuo aumento, viene letteralmente scavalcata una generazione di eredi, quella dei figli, in favore dei nipoti.
Il contesto lavorativo attuale, particolarmente frammentato e mutevole, nonché uno stile di vita profondamente cambiato rispetto alle precedenti generazioni, ci pone davanti ad una società dove la popolazione che dovrebbe essere la più “attiva” nel mondo del lavoro generando nuove risorse, si trova in una condizione di modesto reddito prodotto, a fronte di un patrimonio consolidato (e spesso anche importante) che è detenuto dalla generazione precedente (quella che dovrebbe essere “inattiva”, ma spesso per varie dinamiche non lo è) e che verrà redistribuito nei prossimi anni.
Ne consegue che forse mai come in questa fase storica, il passaggio della ricchezza infra-generazionale sia non solo strategico, ma fondamentale per il tenore di vita dei riceventi.
Sappiamo tutti che attualmente la normativa italiana sulle imposte di successione, pone il nostro Paese come una sorta di “paradiso fiscale” rispetto agli altri sistemi europei.
Come detto sopra, stante la necessità sempre più frequente di dover aiutare i figli nei loro progetti di vita e professionali, molte famiglie stanno cercando di anticipare “in vita” una parte del trasferimento di ricchezza che avverrà in via naturale (e legale) alla loro morte.
Le soluzioni sono differenti, alcune strategie particolarmente semplici, altre molto strutturate (per assecondare esigenze specifiche), ma certamente la più utilizzata storicamente in Italia è la donazione.
La donazione
La legge italiana consente di donare parte delle proprie ricchezze in anticipo sulla successione conservando il medesimo trattamento fiscale di questa ultima (quindi le stesse tasse che si pagano per la successione, si ritrovano anche nell’atto di donazione): imposizione del 4% per figli e coniuge (al di sopra della franchigia di 1 milione di euro ciascuno), 6% per i fratelli e gli altri parenti fino al 4° grado, mentre 8% per gli estranei (è l’aliquota massima attualmente prevista dalla normativa).
Riassumiamo le imposte sulla donazione in questa sintetica tabella:
Fin qui tutto chiaro, ma il tema della longevità pone anche un’altra questione. Una vita sempre più lunga richiede anche di valutare l’ipotesi che in futuro la persona che vorrebbe anticipare parte della propria ricchezza a un figlio o a un parente stretto, possa trovarsi a corto di risparmi per integrare i propri redditi pensionistici, proprio in una fase di età avanzata, quando le necessità di assistenza e di cure spesso possono avere una notevole incidenza economica.
Ricordiamoci che la revoca di una donazione può essere richiesta all’Autorità Giudiziaria (che ha la forza giuridica per deciderne la revoca) per due motivi:
- Ingratitudine: è possibile la revoca della donazione quando il beneficiario abbia commesso reati gravi nei confronti del donante o dei suoi congiunti (omicidio volontario, tentato omicidio o altro reato cui siano applicabili le norme sull’omicidio, denuncia o testimonianza per reato punibile con l’ergastolo, o reclusione non inferiore a tre anni) si sia reso colpevole di ingiuria grave verso il donante; abbia dolosamente arrecato grave pregiudizio al suo patrimonio, o gli abbia rifiutato indebitamente gli alimenti dovuti a sensi di legge.
- Sopravvenienza di figli: le donazioni fatte da chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti legittimi al tempo della donazione, possono essere revocate per la sopravvenienza o l’esistenza di un figlio, o di un discendente legittimo del donante. La revocazione può essere richiesta anche se il figlio del donante era già concepito al momento della donazione.
Come si può quindi aiutare chi ci sta a cuore, in anticipo rispetto alla successione naturale, conservando un margine di rientro in caso di necessità? In questo caso può essere utile accedere allo strumento giuridico del prestito infruttifero.
Il prestito infruttifero è a tutti gli effetti un prestito senza interessi, che non prevede una “marginazione” in favore del prestatore e come tale viene regolato. Mentre la donazione trasferisce la proprietà di un bene, o di una cifra in denaro, il prestito infruttifero permette al prestatore di richiederne la restituzione qualora si trovasse in stato di necessità.
Il prestito, per quanto infruttifero, ha anche una “presa” morale e psicologica sul beneficiario, ben diversa rispetto ad un atto di donazione: il concetto di prestito di per sé presuppone che questo prima o poi debba essere restituito.
Per regolare tra le parti un prestito infruttifero, è importante che il prestito sia regolamentato nelle sue caratteristiche da una scrittura tra le parti, abbia data certa attraverso una corrispondenza via pec (o raccomandata a/r) tra prestatore e prenditore, con i dettagli dello stesso (appunto la data, la cifra, le modalità con cui la somma viene trasferita, gli elementi dell’accordo) . Il prestito infruttifero non comporta irreversibilità dell’atto e non è soggetto a tassazione. Occorre però farne buon uso, evitandone l’abuso: si tratta di una scelta occasionale, che non può diventare la prassi (la consuetudine di elargire prestiti potrebbe dare adito ad utilizzi poco trasparenti di questo strumento da parte delle Autorità competenti). Ulteriore accortezza fondamentale è la tracciatura dei trasferimenti: il bonifico con una causale che specifica le finalità del trasferimento è certamente chiarificatore delle intenzioni che muovono l’operazione di trasferimento.
Il Passaggio Generazione del Patrimonio è un tema centrale nel momento storico attuale e richiede competenze integrate, analisi e quella giusta dose di sensibilità per accompagnare le persone in un percorso decisionale.
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