Con l’inizio dell’anno si sprecano le previsioni su quali mercati finanziari, settori o aziende saranno maggiormente premianti nei prossimi mesi per gli investitori che decideranno di puntare su di essi.
Ma ricordiamoci per l’appunto che si tratta di previsioni.
Cadiamo spesso nella trappola di inseguire la tattica, quindi scelte di allocazione di breve, a volte scommesse alla ricerca di un rapido e cospicuo ritorno, tralasciando la strategia e il percorso decisionale con il quale andiamo a comporla, che è il vero fattore di successo di una programmazione finanziaria.
Ma su questi percorsi ci torneremo con degli approfondimenti dedicati.
Proviamo a mettere a fuoco alcuni elementi macro-economici che possono essere centrali nel corso dei prossimi mesi.
Nuovo anno nuove sfide finanziarie
L’economia mondiale deve confrontarsi con le ferite ancora sanguinanti inflitte dalla pandemia.
In un contesto di eccezionalità, dove la parola emergenza è diventata lo status quo, l’inflazione prepotentemente rialza la testa per la prima volta dopo molti anni.
E le società industriali ancora scioccate dal covid, hanno in corso un’altra sfida epocale: accompagnare la transizione energetica per cercare di contenere la crisi climatica che rimane comunque inevitabile. Nonostante le tante parole spese su impegni di medio e lungo termine, il 2022 e gli anni immediatamente successivi, saranno fondamentali in questo senso. Si rende necessaria una enorme mobilitazione di risorse finanziarie pubbliche e private per riuscire a vincere queste sfide.
Alcuni temi che hanno caratterizzato l’ultimo decennio appaiono oggi superati. Con la crisi dell’Euro nel 2011 e lo spread totalmente fuori controllo, eravamo entrati, non senza traumi, in una nuova epoca (almeno per l’Italia), quella dell’austerità da applicare a tutti i costi con riforme fiscali, previdenziali ed economiche mai viste prima, almeno in tempo di pace.
Il fresco governatore della BCE, entrato in carica proprio a novembre di quell’anno, al massimo della speculazione e dei timori per la tenuta dell’Eurozona, per calmierare il sistema finanziario pronunciò l’ormai storico discorso in cui l’Euro sarebbe stato difeso “ad ogni costo (whatever it takes)” aggiungendo “e credetemi, sarà abbastanza”.
La pandemia ha reso necessarie eccezionali misure di stimolo fiscale ed economico per fronteggiare uno shock globale. I piani di rilancio (per l’Italia il PNRR) mandano in soffitta, per ora, l’austerity, almeno finché non si potrà ritenere di essere tornati in una condizione di normalità economica, fiscale e monetaria. A quel punto forse qualcuno tornerà a chiedersi come siamo messi con i debiti, ma è un’altra storia ancora.
La crisi energetica a cui stiamo assistendo oggi sta aggiungendo complessità a una società di per sé già frammentata. Toccherà ai governi intervenire.
Le questioni che gli operatori hanno in osservazione sono molteplici: inflazione, crescita, disoccupazione, ambiente, materie prime, normalizzazione delle economie (siamo ottimisti e diamo per scollinata nel prossimo futuro la fase acuta del tema “emergenza sanitaria”, ponendolo come un aspetto che permane, che va gestito, che può avere sì impatti, ma contenuti da un punto di vista economico).
Da qui possiamo trarre 3 sfide per i mercati finanziari, fortemente interconnesse tra loro.
Inflazione
Occorre cambiare gli occhiali e mettere in conto che i modelli economici con cui eravamo abituati a valutare gli elementi che determinano la traiettoria dell’inflazione, sono da mettere in un cassetto. Nuova epoca, nuove dinamiche.
L’inflazione sta passando dall’essere “moderata e transitoria” all’essere “più alta e duratura”. Probabilmente non si ritornerà ai livelli pre-crisi perché le strozzature della catena di approvvigionamento, il rialzo dei prezzi dell’energia e il rialzo dei tassi di interesse la spingeranno al rialzo rispetto ai livelli degli ultimi dieci anni. Quello che all’inizio sembrava un fenomeno solo americano sta contagiando il resto del mondo attraverso i rincari dei generi alimentari e dell’energia.
È lecito attendersi una fase di assestamento o di atterraggio su un livello consono, ma è improbabile che le pressioni sui prezzi si esauriranno rapidamente.
Crescita
Parola magica che in Italia forse avevamo quasi dimenticato e al tempo stesso uno dei pochi fattori virtuosi per combattere il debito pubblico. Nel 2021 abbiamo registrato un forte incremento della crescita globale, per effetto dell’eccezionalità delle misure di stimolo e di una forte ripresa della domanda dopo mesi di lockdown.
Siamo in un contesto ampiamente positivo per la crescita mondiale, pensando anche in questo caso che occorre trovare una normalizzazione: non possiamo illuderci di essere entrati dopo lo shock pandemico, in un nuovo miracolo economico globale. Man mano che gli stimoli rientreranno, si arriverà a un assestamento dei tassi di crescita, che difficilmente potranno avvicinarsi a quelli registrati nel 2021. Quindi avremo un rallentamento rispetto agli ultimi dati disponibili di fine anno, ma non una battuta d’arresto.
Gli Stati Uniti restano il faro delle economie occidentali, ma anche l’Europa grazie ai programmi di rilancio nazionali e al Next Generation, è in un sentiero di fiducia e di buone prospettive per proseguire su livelli superiori alle aspettative tendenziali. Anche per questo tema, il rischio oggi più evidente è rappresentato dalla scarsità di approvvigionamenti.
Banche centrali
Dalla crisi finanziaria del 2008 siamo ormai abituati ad avere a che fare con banche centrali protagoniste della scena economica e finanziaria. Nell’era pre-Lehman Brothers le banche centrali erano soggetti decisamente “monotoni”, direi quasi noiosi ed i Governatori tenevano dichiarazioni con il contagocce.
La strategia comunicativa (che impatta sulle aspettative di mercato) e la capacità di azione sono state completamente ridefinite: nel 2022 non si farà eccezione. Le scelte dovranno tenere conto della morsa inflazione/crescita, certamente un contesto complesso entro cui incastonare decisioni di stimoli e di politica monetaria, facendo attenzione a come comunicarle ai mercati.
È una situazione completamente differente rispetto ai precedenti anni: crescita importante, ma in rallentamento, impattata da inflazione persistente e materie prime divenute scarse e costose, alla ricerca di un nuovo equilibrio economico.
Che impatto potremo avere sugli investimenti nei prossimi mesi?
A seconda di come si evolveranno i mercati finanziari avremo delle ripercussioni sui relativi asset.
Se lo scenario di base dovesse essere un quadro in cui il COVID-19 diventa una malattia endemica e va a fiammate (ondate), dovremo assistere a una buona crescita economica nel 2022 (inferiore al 2021), in graduale consolidamento anche per il 2023.
Banche Centrali che si muovono in modo differente, per effetto di disallineamenti economici tra Usa, Eurozona, UK, Cina. Inflazione che tende a stabilizzarsi nella seconda parte dell’anno, restando comunque sopra i livelli abituali. Tassi d’interesse che rimangono tendenzialmente contenuti. Politiche fiscali ancora attive, anche se ridotte e forte supporto da parte dei governi nella gestione della transizione energetica.
Come detto all’inizio, è fondamentale costruire la propria strategia di Portafoglio basandosi su obiettivi ben formati, solidi, temporalmente corretti, per poter dare una direzione corretta al proprio denaro.
Questo processo ci mette al riparo dalla tentazione di “correre dietro al mercato”, sapendo che lui è più forte di noi, non siamo noi a influenzarlo, ma piuttosto è il contrario.
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