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Perché ricordiamo più le perdite che i guadagni

Matteo Spairani, consulente finanziario

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Scopriamo perché i guadagni e le perdite, anche se della stessa entità, sono percepiti in modo differente.

La teoria del prospetto

Nonostante la teoria economica tradizionale affermi che gli individui valutino utili e perdite allo stesso modo, molti sono gli studi che dimostrano l’esatto contrario.

L’avversione alle perdite, infatti, sarebbe un concetto analizzato e provato dal lavoro di due psicologi israeliani, Daniel Kahneman e Amos Tversky, che nel 1979 elaborarono la teoria del prospetto (Prospect Theory).

Secondo questa teoria, gli individui tenderebbero dunque a considerare una perdita economica maggiore rispetto al medesimo guadagno. Ad esempio, la soddisfazione di ottenere un guadagno di 1.000 euro è nettamente inferiore rispetto alla delusione che si prova perdendoli.

Questo perché? I due autori, nel corso della loro ricerca, hanno verificato l’esistenza di un framing effect, un pregiudizio cognitivo attraverso cui le persone scelgono le opzioni basandosi sul fatto che tali opzioni abbiano connotazione positiva o negativa. Queste decisioni sembrano essere dettate da diverse variabili come ad esempio il linguaggio utilizzato, il contesto in cui ci si trova, la natura del problema e la percezione psicologica soggettiva del problema stesso.

La teoria del prospetto in relazione alla finanza

La finanza è fatta di numeri, dati, cicli, analisi e statistiche. Il mercato è da considerarsi come un ambiente liquido difficile da interpretare soprattutto nel breve termine e che per sua natura cambia, anche improvvisamente, in relazione agli eventi economici, finanziari e sociali.

Dunque, l’approccio degli investitori, spesso sfugge alla razionalità e, soprattutto, molte volte lo stress emotivo è complice di scelte non propriamente corrette. Questo accade perché spesso si passa a valutare un investimento su un orizzonte non adeguato, pensando che, l’intervento immediato, possa portare a cogliere opportunità che difficilmente si ripresenteranno. In questi casi confrontarsi con il proprio consulente finanziario può essere di aiuto nel processo decisionale che porta a valutare la situazione, ampliando i confini della valutazione stessa.

Elaborazione delle informazione per prendere una decisione finanziaria

La razionalità delle percezioni è tipica della finanza classica, che si scontra con la tendenza degli individui di acquisire le informazioni che ritengono necessarie – ma che in realtà spesso non sono sufficienti per una valutazione accurata – elaborando quindi quelle nozioni attraverso regole intuitive limitate e scorciatoie mentali. 

Il risultato può portare a maturare la convinzione che le informazioni a disposizione siano quelle necessarie per elaborare delle valutazioni complete, con la conclusione di aver optato per la scelta giusta. In realtà il processo risulta “ingannatore” per effetto delle semplificazioni apportate con il risultato di un’analisi poco accurata e di un condizionamento irrazionale.

In questo contesto si parla di finanza comportamentale che ha l’obiettivo di dimostrare le scorciatoie mentali in cui tutti noi cadiamo quando ci troviamo di fronte ad un’incertezza o a un rischio non calcolato e come il comportamento in tale situazione sia fortemente condizionato dall’irrazionalità ed anche dalla paura di “perdersi qualcosa di unico che non tornerà mai più disponibile”.

Il comportamento degli investitori nelle situazioni di rischio

L’avversione alla perdita confonde e inganna l’inconscio degli investitori sostanzialmente in due modi, entrambi negativi.

La teoria della probabilità

Il primo, quello di cui abbiamo parlato sino ad ora, è quello che, temendo che l’occasione sfumi nel nulla, non ci si dà il giusto tempo per reperire tutte le informazioni necessarie per fare una scelta sensata, buttandosi in investimenti di cui non si comprende pienamente il meccanismo, le dinamiche ed i rischi sottostanti.

Il secondo, invece, è un comportamento diverso: l’avversione alla perdita, ovvero il “chiamarsi fuori” da situazioni percepite come rischiose sebbene ci si trovi di fronte a due possibili alternative: quella di guadagno e quella di perdita.

L’esempio più classico è quello della moneta, le possibilità che esca testa o croce sono rispettivamente del 50 e 50. Dunque, in questo caso, si hanno le medesime probabilità di risultato, ma la maggior parte degli individui si sofferma più sull’importanza della perdita  che del guadagno.

Cosa fare dunque per non cedere all’irrazionalità? Ecco alcuni piccoli consigli:

  • seguire una strategia ben pensata, strutturata e definita
  • non lasciarsi guidare dalle scelte dettate dall’emotività
  • diversificare gli investimenti
  • evitare gli investimenti mirabolanti fai-da-te e confrontarsi con il proprio consulente finanziario

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