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Conto Deposito vs Titolo di Stato: le principali differenze

Matteo Spairani, consulente finanziario

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Conto deposito o titoli di Stato, su quale strumento è meglio puntare? Scopriamo le caratteristiche principali di queste due forme di investimento finanziario.

Quali sono gli elementi in comune tra il conto deposito e i titoli di stato?

Tanto il conto deposito da un lato, quanto i titoli di Stato dall’altro, rappresentano degli strumenti finanziari a cui i risparmiatori si affidano per impegnare parte della propria liquidità in conto ed ottenere su orizzonti temporali tendenzialmente brevi, dei rendimenti predeterminati. 

Una premessa fondamentale: se li confrontiamo, dobbiamo ragionare almeno per scadenze omogenee. Mentre i Conti Deposito di norma sono proposti a 3, 6, 12, 18, 24, fino a un massimo di 60 mesi, i titoli di stato (per semplicità guardiamo quelli Italiani) li possiamo acquistare sul mercato con scadenze anche lunghe o lunghissime (il BTP più “a lungo termine” attualmente sul mercato, scadrà il 01 marzo 2072).

In questo articolo confrontiamo le durate per così dire più gettonate, che sono nella forchetta tra i 12 e i 36 mesi.

Sia CD (Conti Deposito) che TdS (Titoli di Stato) offrono una serie di aspetti piuttosto vantaggiosi:

  • rappresentano opzioni di investimento percepite come relativamente sicure, garantite dalla banca o dallo Stato
  • permettono di investire i propri risparmi mettendo in atto una facile pianificazione finanziaria allineata alla durata dell’investimento
  • sono di semplice comprensione: se ragiono per portarli alla loro naturale scadenza (ma nel corso della loro vita, possono esserci eventi meritevoli di attenzione), so a che prezzo impegno le mie somme, so a che prezzo verranno rimborsate e quindi so che rendimento potrò ottenere. 

Entrambi si scontrano, nell’epoca contemporanea, con un nemico attualmente imbattibile: l’inflazione. Oggi non esiste attività finanziaria legale, che a priori, con un livello di rischio particolarmente contenuto, possa offrire un ritorno di brevissimo termine che sia in grado di pareggiare il tasso di inflazione. Utilizzando CD e TdS possiamo cercare di mitigare, per il breve periodo, la perdita del potere d’acquisto causata dall’inflazione.

Rischio tasso

Un altro fattore da considerare è il rischio tasso, o per così dire il rischio di non essere allineati al mercato. Cosa intendiamo dire: se oggi imposto un’operazione di Conto Deposito oppure di TdS, ad esempio a 24 mesi di durata, determino oggi le mie condizioni da qui alla scadenza per ottenere un determinato rendimento. Il mercato però nei prossimi mesi potrebbe cambiare: per fattori esogeni e/o endogeni, potrebbe prezzare dei rendimenti differenti, magari anche più alti (sostanzialmente quello che è accaduto nel corso del 2022), tali per cui le mie decisioni di pochi mesi fa, non sono più così “in linea” al contesto di mercato.

L’ultimo anno è qualcosa di finanziariamente clamoroso in tal senso. Dal grafico di Investing.com, estratto a fine marzo 2023, possiamo vedere quanto nell’ultimo anno è cambiato il rendimento di mercato di un titolo di stato italiano scadenza 2 anni.

Panoramica rendimento bond Italia 2 anni

Aver comprato 12 mesi fa un titolo di Stato durata 24 mesi (quindi siamo a metà del percorso, scade tra un anno) voleva dire assicurarsi a scadenza un rendimento di circa lo 0,4% lordo annuo. Un anno dopo, la stessa operazione, impostata oggi, offre un ritorno del 3% lordo annuo.

Per fortuna non è sempre così variabile, anzi il 2022 per il mercato obbligazionario entrerà a pieno titolo come uno degli anni a maggior volatilità della storia finanziaria globale. 

Quindi anche per strumenti che possono sembrare di facile lettura e comprensione, il consiglio è sempre quello di richiedere una consulenza finanziaria specializzata, anche per essere aggiornati sul contesto e sulle prospettive di mercato. 

Spesso si tende a sottostimare queste decisioni di allocazione perché le “derubrichiamo a sosta di parcheggio” di una parte della nostra liquidità. In realtà possono essere il primo mattoncino di una robusta e strutturata pianificazione finanziaria.

Le caratteristiche principali del conto deposito

Quando parliamo di conto deposito, ci riferiamo a un particolare prodotto di investimento attraverso il quale un cliente versa il proprio denaro alla banca, che lo impiega per acquistare, frazionandolo, titoli obbligazionari (titoli di stato e obbligazioni societarie) all’interno di un vero e proprio “contratto” tra la Banca ed il Cliente, in cui si determina una durata per questo investimento ed un tasso predeterminato. 

Qual è la differenza tra un conto deposito e un normale conto corrente? Il conto deposito di norma offre rendimenti maggiori, grazie a tassi d’interesse superiori rispetto alla formula del conto corrente tradizionale, il quale però permette in qualsiasi momento di spostare le proprie somme, in quanto il c/c è una forma di deposito a vista, immediatamente utilizzabile per le proprie esigenze di spesa.

Prestiamo quindi particolare attenzione alla differenza tra i depositi liberi e quelli vincolati: se abbiamo sottoscritto un conto deposito vincolato, con ogni probabilità avremo un rendimento superiore, perché la nostra disponibilità a mantenere un vincolo temporale, viene maggiormente remunerata. In alcuni casi particolari, anche se il CD è vincolato, potremo ritirare le somme prima delle tempistiche prestabilite, ma solo pagando delle penali o rinunciando agli interessi pattuiti.

Rischio bancario

Visto che ultimamente si è tornati a parlare (facciamo comunque attenzione, approfondiamo il tema con il nostro consulente finanziario) di rischio bancario, qual è lo schema di garanzia dei CD? In questo caso, ossia davanti ad un dissesto disordinato di un Istituto Finanziario, tale per cui viene applicata la procedura del “Bail-In”, ossia salvataggio interno, nella scala gerarchica dei soggetti coinvolti nella procedura, i Conti Deposito sono equiparati alla Liquidità in conto corrente, pertanto i Correntisti sono coinvolti, se necessario, nella procedura (dopo gli Azionisti e gli Obbligazionisti) per le somme oltre il valore di 100.000 euro. Fino a questa cifra, infatti, in Italia la liquidità di conto (ed il conto deposito, ad essa sommato) è garantito dal Fondo Interbancario di tutela dei Depositi.

Come funzionano i titoli di stato?

I titoli di Stato sono obbligazioni emesse dai governi: il sottoscrittore, investendo risparmi personali, concede in buona sostanza un prestito allo Stato, che lo utilizza per rifinanziare debito in scadenza, oppure per sviluppare progetti ed investimenti strategici per il Paese. 

In Italia i titoli di Stato sono emessi dal MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Sul sito del MEF si trova anche un decalogo in cui vengono fornite molte informazioni utili per tutelare i cittadini che investono in questi strumenti finanziari (dalle spese di gestione, alle commissioni, alla tassazione).

I titoli di Stato si differenziano oltre che per la scadenza, tra titoli a cedola fissa, a cedola variabile (o indicizzata), oppure senza cedola. 

Nel primo caso, sono già prestabilite le cedole periodiche e la loro frequenza di pagamento. Anche il prezzo di rimborso è predeterminato. Il rendimento è quindi dato da un lato dalla differenza tra il prezzo sottoscritto (prezzo di acquisto) e quello nominale, cioè il prezzo di rimborso a scadenza; dall’altro, dalla cedola periodica, ovvero l’incasso derivante dal tasso d’interesse prefissato (i BTP sono i più comuni).

Nei titoli a rendimento variabile, invece, il meccanismo di calcolo del rendimento è più complesso, e dipende da una serie di parametri che contribuiscono a determinare l’indicizzazione di un determinato titolo. Di norma abbiamo una parte cedolare fissa, maggiorata eventualmente di un parametro che può essere legato ai tassi Euribor (come nei CCT) oppure all’inflazione FOI (come nel caso dei BTP ITALIA), oppure rivalutati secondo l’inflazione Europea (BTPi).

I BOT sono invece i principali titoli (residuali i CTZ) che non prevedono la corresponsione di una cedola, ma il loro rendimento è semplicemente determinato dalla differenza tra 2 prezzi (prezzo di acquisto e prezzo di rimborso).

I titoli di Stato non sono esenti da rischi. Nel confrontarli con i CD, ci siamo rivolti alle scadenze tendenzialmente brevi, ma come detto, in ragione della loro struttura (prezzo, cedola, scadenza) incorporano un “rischio duration” che se non correttamente valutato, può generare considerevole volatilità nei prezzi. 

Come per il conto deposito in cui abbiamo parlato di “rischio banca”, anche per i Titoli di Stato dobbiamo sottolineare di prestare attenzione ai fondamentali del Paese a cui abbiamo prestato i nostri risparmi. Possono esserci situazioni economiche, finanziarie, valutarie, geopolitiche, che incidono sulle quotazioni di questi strumenti. 

Conto deposito vs titoli di Stato: chi vince il confronto?

Dopo aver analizzato, almeno a livello generale, le differenze tra conto deposito e titoli di Stato, quali conclusioni possiamo trarre? 

Se andassimo domattina nella nostra banca o dal nostro consulente finanziario, quale consiglio ci darebbe, considerato il contesto odierno?

Situazione finanziaria personale

Premettendo che per ogni investitore, a seconda della sua specifica situazione finanziaria, la risposta potrebbe naturalmente essere diversa, in senso assoluto dobbiamo rilevare che i titoli di stato godono di un’agevolazione importante, determinata da una fiscalità più agevole.  Infatti per ciò che riguarda il rendimento, anche quando il conto deposito ha dei tassi molto favorevoli (attenzione a che non siano troppo favorevoli, vorrebbe dire che la Banca che li propone è disposta a pagare a tassi fuori mercato dei depositi e questo potrebbe essere interpretato come “fame di attrarre nuova liquidità”) deve comunque scontare una tassazione maggiore rispetto ai titoli di Stato, nella misura del 26% contro il 12,5%. 

C’è poi la questione della liquidabilità: come abbiamo visto, i conti deposito con i migliori interessi spesso non prevedono la possibilità di ritirare in anticipo il proprio denaro. O, se la prevedono, le penali rischiano di azzerare tutto il nostro guadagno. Per storicità, per cultura radicata nel nostro Paese e appunto per l’alta liquidabilità (facilità di vendere) che hanno sul mercato, gli Italiani tendono a preferire i titoli di Stato, a volte anche eccedendo, ma questo ci rimanda ancora una volta alla necessità di adottare sempre una pianificazione ben strutturata.

Vuoi entrare maggiormente nel dettaglio in merito a queste tematiche? Contattami, sono a disposizione.

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