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Silicon Valley Bank: qualche rapida considerazione

Matteo Spairani, consulente finanziario

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La Silicon Valley Bank era (usiamo pure il termine al passato) una Istituzione Finanziaria con un forte carattere regionale, presente in California. Una Banca di una decina di filiali che ha avuto una forte accelerazione negli ultimi anni, arrivando a detenere asset di poco superiori a 200 miliardi di dollari. 

Cos’è successo alla Silicon Valley Bank?

I depositi dei suoi Clienti (principalmente start-up tecnologiche, fondi di venture capital, grandi investitori del mondo cripto) sono aumentati in modo esponenziale, grazie alla massa di denaro che si è riversata sul settore tecnologico. In poco meno di 3 anni, gli asset presso la Banca sono passati da circa 65 miliardi appunto ad oltre 200 miliardi.

Una crescita eccezionale, ma che richiede a fronte di questo salto dimensionale, un’attenta gestione dell’allocazione di queste risorse, attività tipicamente bancaria. 

La Banca ha allocato parte di queste risorse acquistando Titoli di Stato USA: quindi niente di esotico, opaco, illiquido, a basso rating, con rischio valutario, ecc. hanno comprato i titoli di stato più liquidi e scambiati al mondo.

Silicon Valley Bank

Semplificandolo in modo estremo, il problema della Banca è stata la scelta della duration, ossia della durata finanziaria di questi titoli. Tipicamente una banca prudente avrebbe allocato risorse modulando scadenze sul breve termine, invece vi è stata una concentrazione sul medio – medio/lungo termine. Peraltro in un momento storico in cui i rendimenti erano molto bassi e i rialzi dei tassi da parte della FED in questo ultimo anno, hanno comportato una forte correzione dei prezzi di mercato. 

Il rialzo dei tassi ha colpito anche il mondo cripto e del venture capital, settori che richiedono sempre capitale, pertanto molti clienti si sono trovati nelle condizioni di dover ritirare i propri depositi presso la Banca.

E così la scorsa settimana SVB ha venduto circa 21 miliardi di US Treasury a medio termine (rendimento medio dell’1.79%), per acquistare altri US Treasury a breve termine a tassi più elevati (5% circa), registrando in questo modo una perdita di circa 1.8 miliardi di dollari. Per coprire la perdita su questo cambio di posizionamento su titoli, la banca ha quindi lanciato un rapido aumento di capitale complessivo da 2.5 miliardi.  Operazione che non ha trovato il buon esito sul mercato, anzi lo ha agitato a livello esponenziale per possibili difficoltà nella solvibilità dell’Istituto. Da lì è partito il bank run, con la richiesta da parte di molti clienti di ritirare i propri depositi.

Ed ecco servito un fallimento lampo in 2 giorni: i depositanti richiedono in modo massiccio il ritiro delle loro somme, ma la Banca è esposta su titoli (di assoluta qualità) che però oggi sono sotto il valore di acquisto di circa il 20 – 30%.

Visto che la storia insegna e ogni tanto dagli errori si impara, le Autorità USA sono intervenute rapidamente: venerdì 10 marzo, la SVB è stata chiusa e si è proceduto a nominare la Federal Deposit Insurance Corporation come curatore.

Salvataggio

In aggiunta per calmierare la situazione ed evitare l’allargamento del bank run, il Tesoro degli Stati Uniti, la Federal Reserve e la Federal Deposit Insurance Corporation hanno messo insieme un pacchetto di salvataggio che ha essenzialmente protetto tutti i depositanti di SVB, compresi quelli con un patrimonio superiore al limite garantito a livello federale di 250.000 dollari.  Contemporaneamente viene anche lanciato un piano denominato “Bank Term Funding Program” (Btfp) ossia la possibilità per gli Istituti negli USA che ne faranno richiesta, di poter accedere ad una linea di finanziamento dedicato (durata di 1 anno) per garantire al massimo i depositi.

Questo schema, che non ha precedenti, è stato adottato per tranquillizzare i depositanti. Per quanto possa essere una scelta criticabile da diversi punti di vista, è il segnale più forte che poteva essere mandato al sistema. Ossia, anche oltre la garanzia prevista a livello federale, i depositi saranno garantiti. 

Come è possibile tanta leggerezza? Sì la domanda è più che plausibile. Certamente ci sono delle gravi responsabilità gestionali: le Banche Europee sanno benissimo (e lo dovrebbero sapere anche quelle americane) che la funzione del “risk management” di un Istituto di Credito è assolutamente centrale e strategica per pianificare le attività della Banca nel breve e medio termine.

In aggiunta il cambio di regolamentazione (deregulation bancaria) durante la precedente Amministrazione negli USA, ha portato a definire rigidi controlli sugli Istituti con asset superiore a 250 miliardi, mentre le banche sotto questa soglia, tipicamente realtà locali / regionali, hanno verifiche meno stringenti.

E adesso? Possono essere aperte molte riflessioni in merito a questa vicenda ed a quelli che saranno gli impatti a livello di sistemi: parlo di sistemi perché sono molteplici quelli interessati…  sistema bancario, sistema macro-economico, sistema delle Banche Centrali, sistema cripto-asset, sistema di fiducia tra gli Intermediari e tra Intermediari ed i loro Clienti.

Alcune brevi e personali considerazioni

  1. Il caso SVB, per le sue caratteristiche peculiari di Istituto Finanziario, non è rappresentativo del principale sistema bancario USA, in quanto le Banche Sistemiche (i grandi istituti) sono soggetti a regolamentazioni e controlli maggiormente stringenti, nonché dotati di tutte le strutture necessarie a differenziare e diversificare la raccolta, senza eccedere in concentrazioni di patrimonio. Avremo altri casi SVB? Possibile, ma probabilmente saranno realtà dimensionalmente similari. 
  2. Il sistema bancario Europeo è ancor più regolamentato di quello americano, pertanto il rischio di un “contagio sistemico” oggi è decisamente basso. Questa vicenda ha però il potenziale di generare una fase di incertezza e nervosismo per l’intero settore finanziario.
  3. La rapidità con cui la Federal Reserve ed il governo USA sono intervenuti per contenere il contagio finanziario, assicurando i depositi dei clienti della SVB, è elemento di rassicurazione.

In questo ultimo anno le Banche Centrali hanno dato priorità assoluta alla lotta all’inflazione, anche a costo di portare le economie occidentali in rallentamento o addirittura in una recessione più o meno cercata, utilizzando la leva del rialzo tassi con una forza e rapidità mai vista prima. Ora, anche per effetto di questa strategia, si è presentato “l’incidente finanziario”: le Autorità Monetarie dovranno tenere conto di nuovi elementi nelle loro prossime scelte sui tassi d’interesse.

Idee per fondi di investimento

E nel nostro piccolo, da questa situazione, vale sempre la pena ricordare che:

  • Le notizie sulla stampa quasi sempre sono enfatizzate proprio per generare maggiore interesse (fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce) e davanti a notizie allarmistiche, per non dire da panico, è sempre utile non farsi guidare dall’emotività e confrontarsi con il proprio consulente finanziario.
  • Farsi guidare dalla propria pianificazione e non dagli eventi intorno a noi: i nostri risparmi vanno allocati per obiettivi temporali, da cui scaturisce una diversificazione ed il relativo budget di rischio assunto per quello specifico obiettivo che ha quell’orizzonte temporale definito. Se la nostra pianificazione è solida, saremo tranquilli anche nelle fasi di nervosismo.
  • Aggiornare periodicamente con il nostro referente la nostra pianificazione, così come fosse un ceck-up periodico lungo il nostro percorso.
  • Le Banche non sono tutte uguali ed è meglio avere dei partner solidi, conosciuti sul mercato e attraverso i quali posso avere sempre un completo monitoraggio ed accesso alla mia posizione presso di loro.

Vuoi approfondire questi temi e necessiti di un consulente finanziario? Contattami per una consulenza.

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