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L’Energia che accende l’Inflazione e l’Energia che aiuta il pianeta

Matteo Spairani, consulente finanziario

News

Possiamo porci davanti alla questione come consumatori, risparmiatori o investitori. Qualsiasi sia il nostro punto di vista, oggi ci confrontiamo in un contesto completamente nuovo.

Articolo elaborato con il prezioso contributo di “Financialounge”.

Eh sì, il titolo è un po’ provocatorio. Inflazione e bolletta energetica agitano le nostre ultime settimane.

La situazione dell’inflazione

La crescita dell’inflazione era già in atto dalla seconda metà del 2021, ma con lo scoppio della crisi tra Russia e Ucraina, abbiamo assistito ad una vera impennata per effetto dell’aumento dei prezzi di molte materie prime e dei costi energetici.

A livello di Eurozona si è registrato in marzo un incremento annuale dell’inflazione pari al 7,4%, dopo il +5,9% del mese precedente. In Italia siamo attorno al 6,5%. Se tuttavia scorporiamo dal dato complessivo la componente esogena, attualmente l’indice «core» è nettamente inferiore e si attesta sotto al 3% (è un’inflazione sostanzialmente importata).

Questo ci dà il senso della misura di quanto incidano in questo momento storico le componenti che mettono “pressione” al livello di inflazione rilevato.

Inflazione

Da diversi anni avevamo messo in un cassetto, quasi dimenticandolo, il tema inflazione: una sorta di falce invisibile che nel tempo erode il potere di acquisto di pensioni, stipendi e della disponibilità liquida sul conto corrente. L’accelerazione in atto nello scorso anno non sembrava destare grandi preoccupazioni, essendo determinata da un andamento molto sostenuto della domanda, quale conseguenza del pieno recupero delle attività produttive dopo il lockdown e le chiusure imposte dalla pandemia, non compensato da una pari espansione dell’offerta.

Con il progressivo ritorno alla normalità, l’aspettativa era che le tensioni sui prezzi fossero destinate a rientrare. La guerra in Ucraina ha mutato profondamente lo scenario e l’impatto dell’aumento del costo delle materie prime ed energetiche è il responsabile principale della nuova fiammata inflazionistica. 

Oggi è molto difficile tracciare una traiettoria dei livelli inflazionistici che vedremo nei prossimi mesi. Certamente il riassorbimento, o se vogliamo chiamarlo il livello di atterraggio, non sarà avvicinabile ai contenuti valori medi dell’ultimo decennio. Lo shock inflazionistico richiederà tempo per essere metabolizzato in una nuova normalità. Le scelte politiche, in ottica di una nuova strategia energetica continentale (oppure la riconferma dello status quo) avranno una notevole incidenza.

Dalla benzina, al gas, fino all’elettricità, i prezzi dell’energia sembrano fuori controllo. Per trovare soluzioni serve guardare avanti, concentrarsi sulla transizione green e sullo sfruttamento delle rinnovabili, con possibili impatti positivi sull’occupazione e interessanti opportunità di investimento.

“La questione della dipendenza – troppo grande – la possiamo vedere oggi chiaramente, in particolare per quanto riguarda la Russia. Vogliamo liberarci da questa dipendenza per avere questa capacità di agire al meglio e in accordo con i nostri interessi e i nostri obiettivi”
Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo

Un problema che nasce da lontano

Le vicende attuali, purtroppo, sono solo l’ultimo capitolo in ordine cronologico, delle problematiche energetiche europee. È noto a tutti come, negli ultimi mesi, il prezzo del gas naturale abbia registrato un forte rialzo, toccando nuovi massimi storici sui mercati europei. Per le famiglie e le imprese italiane tutto questo si è tradotto in aumenti record nel primo trimestre di quest’anno del +55% per l’elettricità (dopo un +29,8% nel quarto trimestre 2021) e del +41,8% per il gas (che si somma al +14,4% del quarto trimestre dello scorso anno).

Gonfiamento dei prezzi

Perché i prezzi del gas si sono impennati? Per molteplici ragioni: dalla robusta domanda all’offerta limitata, dalle scorte globali ridotte ai vincoli ambientali che limitano lo sfruttamento del carbone. Al di là di queste motivazioni il nervo scoperto resta la vulnerabilità dell’Europa – e dell’Italia – alle importazioni di energia dall’estero.

La situazione energetica in Europa e in Italia

L’Europa, in particolare, ha circa un terzo del suo fabbisogno di gas soddisfatto da Mosca, mentre l’Italia è tra i maggiori importatori di energia tra i Paesi europei, dipendendo per oltre il 73% dalle forniture estere. Una situazione che rende cruciale per l’Europa una strategia che ci consenta di affrancarci presto dalle importazioni di energia dall’estero limitando gli impatti delle possibili crisi geopolitiche.

Quanto incidono le energie rinnovabili

Criticità strutturali che impongono ingenti investimenti per rispettare gli obiettivi della transizione energetica e dell’autonomia dalle fonti di energia estere. Problemi che, al contempo, costituiscono una formidabile opportunità per i risparmiatori alla ricerca di impieghi con elevate potenzialità di apprezzamento nel medio lungo termine, come le fonti rinnovabili: solare, eolica, geotermica, idroelettrica e da biomasse. Un percorso destinato a durare nel lungo termine: basti pensare che soltanto poco più del 20% della disponibilità energetica dell’Italia deriva dalle rinnovabili.

L'energia che aiuta il pianeta

I costi delle rinnovabili in continua discesa grazie alla tecnologia

La buona notizia è che le risorse pubbliche per gli investimenti non dovrebbero mancare grazie anche al Next Generation EU, il piano europeo per la ripresa da oltre 800 miliardi di euro, di cui fa parte il PNNR italiano, che si propone di finanziare gli obiettivi di digitalizzazione e di transizione energetica europei. Ma c’è di più. I costi per la realizzazione degli impianti di rinnovabili – in particolare eolico e solare – continuano a registrare significative riduzioni, anno dopo anno, grazie alle innovazioni tecnologiche. Dal 2009 il costo dell’energia solare si è ridotto dell’89%. Wood Mackenzie, gruppo globale di ricerca e consulenza nel settore dell’energia, ha affermato che il previsto calo del 20% del prezzo delle turbine eoliche ridurrebbe i prezzi complessivi delle apparecchiature per le energie rinnovabili dell’8-10% anche nel 2022.

Ricadute occupazionali positive

C’è un altro aspetto relativo agli investimenti nelle energie rinnovabili che merita attenzione: le ricadute positive occupazionali. Nel 2020 sono stati investiti in Italia circa 1,1 miliardi di euro in nuovi impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, attivando un’occupazione di oltre 33.800 unità di lavoro per le operazioni di manutenzione (O&M) a cui vanno aggiunti oltre 7.700 unità lavorative per attività temporanee. Particolare ancora più rilevante è che si tratta di nuovi profili professionali che permettono di assorbire sia nuovi laureati e sia impiegati e operai fuoriusciti dalle industrie old economy che risulterebbero difficilmente ricollocabili sul mercato. (Fonte: Ministero della Transizione Ecologica – Bilancio Energetico Nazionale)

Occasione di investimento su un trend strutturale di lungo termine

Gli investimenti nelle energie alternative costituiscono un caso meritevole di grande attenzione. Sono vincenti le risorse destinate a investimenti che garantiscono una maggiore autonomia energetica dalle importazioni dall’estero e depotenziano gli impatti delle crisi geopolitiche. Sono vincenti gli impieghi economici destinati a sostenere le energie alternative cruciali per la transizione energetica.  Solare, eolico, idrogeno, batterie di nuova generazione, veicoli elettrici, edilizia sostenibile, smart city, agricoltura biologica, alimentazione responsabile sono solo alcuni dei molteplici aspetti impattati dalla transizione energetica.

Una lunga serie di opportunità destinate ad affermarsi nel corso dei prossimi decenni che possono essere tradotte anche in temi d’investimento.

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