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Fondo agricolo: cos’è, quanto costa e quali sono le opportunità

Matteo Spairani, consulente finanziario

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E se in famiglia si parla come in azienda e viceversa, quale equilibrio può portare un consulente patrimoniale?

In epoca di sostenibilità, ESG, economia circolare, attenzione agli impatti dei cambiamenti climatici, quanto può essere interessante acquistare un fondo agricolo?

Il Fondo Agricolo

Lasciamo un attimo la finanza da parte e dedichiamoci alla terra, elemento centrale intorno a cui ruota tutta la nostra vita.

Negli ultimi 15 anni le normative sono profondamente mutate e non poteva essere altrimenti: chi si dedica all’attività agricola nelle sue varie forme, oggi è un imprenditore a tutti gli effetti, che mette sul campo competenze specifiche fatte di tanto studio e di analisi, attrezzature, capitali investiti, rischio d’impresa a tutti gli effetti.

Occorre essere realmente imprenditori per riuscire a produrre al meglio e far conoscere i propri prodotti al mercato di maggior interesse a cui ci si rivolge. Non basta solo la ricerca di un risultato di qualità (che resta fondamentale), ma se il proprio riferimento è il consumatore finale, occorre creare appeal, storytelling, packaging accattivante.

Le imprese agricole in questi anni si sono dovute confrontare con una concorrenza spietata, spesso sleale di molti operatori esteri, e hanno necessariamente affrontato un percorso di ristrutturazione delle competenze per fronteggiare anche la complessità normativa che si è definita su più livelli (regionali, nazionali, europei).

Ma parlare di impresa agricola, spesso vuol dire parlare di famiglia, perché il nucleo centrale dell’azienda (testa pensante e cuore pulsante) nella stragrande maggioranza dei casi, non è altro che la trasposizione del nucleo familiare. E le dinamiche emozionali e generazionali di una famiglia finiscono per entrare spesso nelle dinamiche aziendali e viceversa.

L’incontro e lo scontro generazionale all’interno della Famiglia-Impresa sono il vero banco di prova per la sopravvivenza nel tempo dell’attività. Ma questo è un tema che merita un approfondimento dedicato.

L'importanza della storia e del packaging del prodotto agricolo

Quanto costa acquistare un Fondo Agricolo?

Il valore ovviamente dipende dalla collocazione del terreno, l’Italia è lunga e stretta e le differenze sono enormi. Poi la morfologia, le proprietà, la storia, l’utilizzo del terreno stesso.

Quel che possiamo calcolare, manco a dirlo, perché da quelle non si scappa, sono le Imposte che accompagnano questa operazione. L’imposta di registro ordinaria sull’acquisto di terreni agricoli è il 15% del prezzo della compravendita (con un minimo di 1.000 euro).

I costi che bisogna sostenere per un fondo agricolo

L’aliquota è nettamente superiore all’imposta di registro per chi acquista un immobile (senza beneficiare delle agevolazioni prima casa) che è pari al 9%: questa tassazione così pesante è voluta per scoraggiare l’acquisto di terreni agricoli da parte di chi non intende effettivamente dedicarsi a questo settore nella sua attività lavorativa.

Tant’è che chi svolge attività agricola in modo professionale (Imprenditori Agricoli Professionali, Coltivatori Diretti e Società Agricole) può avvalersi di un regime agevolato che prevede per la “piccola proprietà contadina” un’imposta del 1%.

Be’, non male, se consideriamo inoltre che quando parliamo “piccola proprietà contadina” non si prevedono limiti di superficie al terreno acquistato. Questa agevolazione dovrebbe già aprire a qualche ragionamento per chi è interessato al tema.

Attenzione al valore del terreno: l’imposta si paga sul valore della compravendita, ossia il prezzo concordato tra venditore e compratore. Le autorità finanziarie possono verificare la transazione nella sua congruità, ossia il prezzo potrebbe essere oggetto di revisione per essere portato ad un valore normale, cioè il suo prezzo ritenuto di mercato.

L’agevolazione

I fondi agricoli, richiamando il concetto della PPC (piccola proprietà contadina) possono essere pertanto acquistati usufruendo di una imposta particolarmente agevolata. Tale beneficio può essere esteso anche ai familiari del coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale, iscritto nella gestione previdenziale e assistenziale agricola. Per i familiari che possono beneficiare di tale agevolazione si intendono il coniuge e i parenti in linea retta, purché conviventi e già proprietari di terreni agricoli.

Visto che prima si parlava di Famiglia = Impresa, questa norma dà una possibilità ulteriore ai familiari coadiuvanti dell’imprenditore agricolo e mette un po’ di ordine alle varie interpretazioni legislative che ponevano dubbi sulla possibilità da parte dei coniugi (in regime di comunione dei beni, altro tema da approfondire) di acquistare insieme un terreno usufruendo delle agevolazioni.   

Ma non solo, perché non necessariamente è richiesto di collaborare nell’attività agricola dell’imprenditore. Quindi un coniuge oppure un figlio, convivente, ma di fatto estraneo all’attività agricola del familiare, può acquistare un terreno con le agevolazioni previste dalla normativa.

Probabilmente l’orientamento di questa norma è quello di favorire l’investimento in terreni agricoli, da parte di persone strettamente vicine al titolare dell’attività agricola. Questa norma apre a svariate possibilità di pianificazione a livello di investimento, di scelte patrimoniali e di gestione del passaggio generazionale.

Pensiamo a una moglie (ma possiamo tranquillamente invertire i ruoli) che svolge una propria attività professionale estranea all’attività agricola del marito e che con i propri risparmi acquista un terreno, da concedere in affitto o comodato gratuito al marito stesso per permettergli di ampliare la sua impresa.

Il passaggio generazionale del fondo agricolo

Oppure un figlio (o più figli) che acquistano a loro nome terreni che poi utilizzerà il padre. In ottica generazionale il passaggio di proprietà è di fatto già definito e se uno di questi figli, magari completati gli studi, sarà colui che proseguirà l’attività aziendale, tutto sarà più naturale.

Ma potrebbe anche essere il caso di un figlio che è impegnato direttamente nell’attività agricola, ma non ha ancora costruito una sua famiglia. Un genitore potrebbe acquistare direttamente terreni da fornire poi in comodato al figlio e adottare questa strategia per gestire anche possibili disparità tra futuri eredi.

I 3 requisiti essenziale affinché si possa usufruire dell’agevolazione, li riassumiamo in questo elenco:

  1. Rapporto coniugale o di parentela in linea retta (ascendente o discendente) con un soggetto avente qualifica di coltivatore diretto o Imprenditore agricolo professionale, iscritto nella apposita gestione previdenziale.
  2. Convivenza con il soggetto avente qualifica di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale, iscritto nella apposita gestione previdenziale.
  3. Proprietà di terreni agricoli. Il soggetto acquirente deve già essere proprietario di terreni agricoli (o di un terreno agricolo, senza vincoli dimensionali) per poter usufruire dell’agevolazione. Potrebbe essere pertanto un piccolo o piccolissimo appezzamento, anche ottenuto in donazione.

La presenza contemporanea di questi 3 requisiti permette al familiare dell’imprenditore agricolo di usufruire delle agevolazioni sulla PPC, che come detto tanto piccola potrebbe anche non essere.

Decadenza

La decadenza da tale agevolazione e il conseguente recupero della maggior imposta e relative sanzioni colpisce l’acquirente se cede volontariamente il terreno entro i 5 anni dall’acquisto.
In caso di successione per premorienza del proprietario del terreno oppure di esproprio del terreno per pubblica utilità, non è prevista la decadenza delle agevolazioni.

Attenzione: altro tema strategico nella famiglia/impresa agricola: prima che siano trascorsi i 5 anni, il proprietario che ha acquistato con le agevolazioni ha la facoltà di trasferire o affittare il terreno in favore del coniuge, di parenti entro il terzo grado o di affini entro il secondo grado, che esercitino l’attività di imprenditore agricolo, a condizione che si mantenga la destinazione agricola del fondo.

E qui si apre un mondo di possibilità nella riorganizzazione e ridefinizione generazionale dell’azienda agricola della famiglia.

E se il Fondo Agricolo lo vendo?

Di prassi, chi vende (persona fisica) un fondo agricolo non ha una tassazione sulla plusvalenza, ossia il maggior valore tra prezzo a cui lo aveva acquistato originariamente e prezzo a cui lo ha ceduto.

Attenzione: devo però averlo acquistato da almeno 5 anni. Una tempistica più breve configurerebbe l’operazione come speculativa e sarebbe oggetto di tassazione.

Altro aspetto strategico in ottica di pianificazione: se il fondo agricolo è stato ottenuto in proprietà per successione o donazione, la sua vendita anche prima dei 5 anni (da quando ne ho acquisito la proprietà) non è oggetto di tassazione sulla plusvalenza.

Discorso diverso è quello del terreno acquistato come agricolo, che diventa poi edificabile e viene rivenduto come tale. In questo caso, non c’è orizzonte temporale che tenga, la plusvalenza sarà sempre tassata.

La vendita di un fondo agricolo

Quale equilibrio può fornire il Consulente Patrimoniale nell’Impresa Familiare?

Per chi è nel settore agricolo, certamente ci sono ampi spazi per approfondire strategie di gestione generazionale che possono avere un notevole impatto nella propria famiglia e nella propria impresa, in quanto spesso queste vanno a braccetto, quasi fossero un tutt’uno.

Le aziende di questo mercato, forti del nocciolo familiare, si sono costruite e sviluppate attorno alla capacità di accrescere la loro conoscenza e le competenze, per affrontare la complessità delle sfide che si sono poste dinanzi a loro.

Non possono fermarsi al solo accumulo di sapere, che spesso risiede in pochissime figure chiave, quasi patriarcali, che reggono l’Impresa e la Famiglia. È una concentrazione di rischio elevatissima, che può mettere in discussione la stessa sopravvivenza dell’impresa, quando accade qualcosa all’interno della famiglia e che impatta di riflesso su tutto il resto.

Un vecchio detto dice che in una azienda la prima generazione costruisce, la seconda conserva, la terza distrugge.

Io penso invece che il cambiamento è nella natura della vita stessa, è una condizione inevitabile per ogni organismo. Rifiutare questo processo porta inevitabilmente ad un isolamento che può essere l’anticamera dell’estinzione e per una azienda è l’equivalente del fallimento.

Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che meglio risponde ai cambiamenti. Charles Darwin

Il consulente patrimoniale ti aiuta nella gestione dei conflitti familiari

Alle aziende familiari a volte può essere di giovamento il confronto con soggetti esterni, che diano la possibilità di aprire un nuovo modo di confrontarsi in famiglia e in azienda. Ascoltare, analizzare la situazione, capire le dinamiche interne, valutare strategie, portare nuove opzioni, possono essere un faro che aiuta la navigazione.

Un consulente patrimoniale o un team di consulenti che lavorano in sinergia, possono aiutare a gestire e depotenziare possibili conflitti interni che sono il primo grande rischio nel cambiamento generazionale dell’Impresa e portare soluzioni che mettano in sicurezza quanto costruito nel corso di una o più generazioni.

Spesso è una questione di sensazioni, di capacità di leggere i rapporti umani che intercorrono in famiglia, di sfumature. Il consulente patrimoniale può essere l’elemento che riporta equilibrio e ordine nell’interconnessione tra famiglia, impresa e patrimonio.

È un lavoro di fatica, ma è fatica buona

Arrivando dall’Oltrepò ed essendo nipote di un agricoltore, so bene che chi lavora con la terra può concedersi un momento per guardare all’insù il cielo e costruire con la fantasia nuovi progetti per la sua attività, avendo sempre l’occhio teso più in là, a cercare in lontananza le nuvole per capire cosa sta arrivando. E lì c’è l’essenza di saper essere creativi, innovativi e con una visione, e al tempo stesso concreti, solidi e preparati a ciò che il vento può portare. È un lavoro di fatica, ma è fatica buona.

Si può anche essere sognatori, tenendo i piedi nella propria terra.

Se vuoi approfondire le tematiche generazionali e le strategie per tutelare la famiglia e l’impresa, contattami.

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