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Crisi energetica: quali sono stati i suoi effetti sui mercati?

Matteo Spairani, consulente finanziario

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Crisi energetica e investimenti: un nuovo tema che entra nelle scelte di consulenza finanziaria

Breve panoramica sulla situazione energetica attuale

Anche tra gli addetti ai lavori sono in molti a far coincidere l’attuale crisi energetica in atto in Italia e in Europa con il nefasto giorno dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022.

In realtà quel momento non rappresenta che la punta dell’iceberg di una situazione con dinamiche molto complesse e che risale a prima dell’intervento militare russo.

Oggi, nell’Unione Europea, le energie rinnovabili hanno ormai raggiunto e superato il fossile in termini di percentuale di produzione di energia elettrica (22% eolico+solare; 20% combustibile fossile). È un dato sicuramente positivo, ma che rende anche l’idea di come ancora nel 2023 sia impensabile l’idea di soddisfare nel breve l’intero fabbisogno energetico europeo solamente utilizzando le rinnovabili.

Vi sono anche dinamiche internazionali e geopolitiche da considerare: l’energia europea è per la maggior parte importata. E la Russia è stata fino a marzo 2022 il principale fornitore di combustibile fossile nella UE, coprendo un fabbisogno nazionale di oltre il 40% in Paesi come l’Italia e la Germania.

Lockdown

Tenendo presenti anche questi elementi, ricordiamoci di come negli anni difficili della pandemia, i numerosi lockdown che si sono succeduti, specialmente nel nostro Paese, abbiano contribuito ad abbassare la richiesta di energia. È stata una naturale conseguenza dei provvedimenti di chiusura: molte aziende hanno dovuto fermare gli stabilimenti e le produzioni, dunque il fabbisogno complessivo di quel periodo, lato industriale, è stato necessariamente inferiore alle medie degli anni precedenti, portando ad una riduzione sia della produzione interna all’UE, sia dell’import di energia.

Una volta superata la fase più critica, però, la produzione industriale ha fatto rapidamente ritorno ai livelli pre-Covid, scontrandosi con una disponibilità energetica inferiore a quanto necessario. Una differenza, quella tra la maggior richiesta e la minor produzione, che come abbiamo visto non può (ancora) venire colmata con fonti di energia alternative come le rinnovabili.

In questo contesto già di strozzature e anomalie sui mercati energetici, si è inserita anche la tragedia del conflitto in Ucraina e le conseguenti ripercussioni geopolitiche e sanzionatorie.

Ecco dunque sommariamente i principali ingredienti, inaspriti da fattori speculativi, che negli ultimi 12/15 mesi hanno generato incontrollati rincari alla base della crescita spropositata delle bollette per le famiglie italiane.

Come la crisi energetica impatta sui mercati

Se è evidente come l’aumento del costo del gas contribuisca a generare un aumento delle bollette, non dobbiamo trascurare il fatto che la crisi comporta anche un aumento generale di tutti i prezzi al dettaglio.

Questo perché i costi aumentano anche per le aziende produttrici: i processi di lavorazione sono più costosi e naturalmente anche il trasporto merci costa di più.

Aumento prezzi dei beni

In questo modo aumentano i costi di beni di prima necessità, come la farina, la pasta, il vetro o la plastica. Il che a sua volta genera un effetto a catena sulle filiere produttive, con i prezzi che crescono esponenzialmente per il cliente finale.

Ed ecco così materializzarsi il fantasma invisibile che da un anno sta tenendo in scacco i sistemi economici mondiali: l’Inflazione

Aggiungo che questa dinamica ha un ulteriore elemento che parte da lontano: le Istituzioni ed i Consumatori chiedono alle Aziende una sempre maggiore attenzione a produrre con un approccio sostenibile. È un passaggio necessario, per preservare le risorse del Pianeta e come atto di responsabilità verso le future generazioni. Ma produrre in modo “sostenibile” non è un percorso a costo zero: spesso può comportare oneri maggiori per le Aziende, le quali se vogliono mantenere questo “impegno di responsabilità”, sull’intero ciclo di produzione che va dal fornitore al prodotto finito, non possono scendere a compromessi. E queste scelte comportano molte volte un prezzo mediamente superiore per il bene che acquistiamo come consumatori finali.

Tutti questi elementi che toccano la geopolitica, l’energia, l’inflazione, ecc. sono entrati prepotentemente nelle dinamiche di erogazione di servizio della consulenza finanziaria. La necessità di maggiori approfondimenti legati a questo nuovo contesto, impattano nelle scelte di investimento e di allocazione delle risorse da parte delle famiglie italiane, anche in funzione di risparmi che vengono utilizzati per sostenere un maggior costo della vita, spese per utenze, rate di mutui e prestiti molto più onerosi rispetto a pochi mesi fa. 

Quindi aspettiamo tempi migliori?

È  necessario che il  consulente finanziario ed il suo Cliente, riprendano in mano i budget di spesa della famiglia previsti a monte della pianificazione per capire se sono ancora adeguati rispetto al contesto attuale, confermando in seguito (o rivedendo) le strategie d’investimento programmate. 

Si parla molto di “recessione”: oggettivamente nessuno è in grado di prevedere con precisione se le economie occidentali rallenteranno la loro crescita fino ad entrare in un contesto di PIL Negativo (appunto recessione). Ma anche in fasi economiche che possono apparire avverse, è fondamentale avere idee chiare, obiettivi precisi, orizzonti temporali per le nostre allocazioni in linea con le nostre esigenze (ricordiamoci che non abbiamo un solo orizzonte temporale e possiamo tempificare il nostro patrimonio su obiettivi multipli).  Gli ultimi 20 anni sono costellati di momenti, eventi, fasi storiche in cui avremmo potuto dire (e forse l’abbiamo detto qualche volta) “E adesso che succede? Quando mai si risolverà questo problema? Ne usciremo?” E davanti a tali situazione rimandiamo, aspettando tempi migliori… ma chissà se i tempi migliori sanno che li stiamo aspettando.

Chissà se lo sanno i tempi migliori che li sto aspettando

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